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Chitarre, febbraio 2011![]() ![]() ![]() ![]() ![]() |
3 febbraio 2011 | |
È possibile che degli italiani suonino in modo credibile della roots music americana con gli strumenti e i suoni più adatti, scrivano pezzi originali e affrontino addirittura con successo le platee statunitensi? I Mandolin’ Brothers dimostrano che si può fare, eccome, ma alle loro spalle ci sono trent’anni d’esperienza e tante avventure musicali. Inoltre, Paolo Canevari è un chitarrista slide di prim’ordine e la qualità paga. Vedere il filmato per credere | |
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Se bastasse la passione per il vintage per suonar bene, il gioco sarebbe facile,
ma non è esattamente così. Non bastano l’odore e la frequentazione di una stratocaster
del ’59 per suonare come Eric Clapton, nè il possesso di una preziosa "flame top" dello
stesso periodo sarà sufficiente per ottenere il suono di Billy Gibbons. Paolo Canevari -
tra i fondatori di Accordo - è uno di quelli cui le belle chitarre piacciono senz’altro,
ma le sa anche suonare e si può permettere di scegliere una semplice Danelectro dei nostri
giorni per sfoggiare uno stile slide ineccepibile con il suo bottleneck e una padronanza
invidiabile del linguaggio blues delle origini.
Qualche considerazione personale (su Chitarre cerchiamo di evitarle, ma qui ci si sente più
informali e rilassati). |
In questi casi alle difficoltà si affiancano le
soddisfazioni che derivano dalla ricerca di tutti gli elementi necessari per entrare in un contesto
diverso dal proprio: strumenti musicali appropriati, canzoni, testi, elementi di tecnica . . . tutte
cose che oggi non creano alcun problema di disponibilità fra negozi fisici e virtuali.
Trent’anni fa era tutta una scommessa e tirar giù un testo dal disco era spesso un’impresa: chissà quante
volte un americano in ascolto nel pubblico si sarà chiesto cosa diavolo stavamo cantando!
D’altro canto, riuscire a trovare la giusta soluzione, imparare quel lick che mancava,
trovare lo strumento raro di seconda mano, tutto rappresentava una scoperta, ma ogni
bel gioco ha un tempo e prima o poi arriva al capolinea. L’unico modo per andare avanti
è quello di evolversi, cambiare qualche elemento, ed èquesta la soluzione scelta dai
Mandolin’ Brothers di Canevari e Ragazzon, che ancora oggi mantengono fresca la voglia
di esibirsi e mettersi in gioco.
Ne sono prova gli ultimi lavori di cui ci parlano nell’intervista su Chitarre assieme
alla recente esperienza americana sui prestigiosi palchi di Memphis. |
1 febbraio 2011 | |
Aprile 1986, ovvero dieci anni prima di Internet, c’era la Democrazia Cristiana e i telefoni portatili erano più grossi di una stecca di sigarette (costavano quanto un’automobile). Quando Chernobyl esplodeva, la Spagna riconosceva Israele e il presidente degli Stati Uniti era un attore di seconda fila. In quegli anni i nuovi impianti di Corona della neo-rinata Fender USA sfornavano le prime Stratocaster della gestione Dan Smith, ripartendo verso nuovi successi. E intanto nasceva Chitarre. | |
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Da un quarto di secolo la nostra rivista, tra mille difficoltà, ha dato un importante contributo alla cultura
della musica, in un’Italia che ne ha sempre più bisogno. È una testata importante, Chitarre, e continuerà a esserlo
anche grazie all’innesto delle forze fresche di Accordo che hanno contribuito a darle nuova energia. Continuate a leggerci,
vogliamo arrivare tutti insieme almeno al numero mille. |
Vintage. Maurizio Piccoli, già perfettamente inserito nella squadra, ci parla come solo lui sa fare di chitarre
in alluminio, mentre Nino Arculeo propone una gustosa riflessione sui "liutai postumi". |